La mostra fotografica dedicata a Sabine Weiss, dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023. Le opere saranno esposte al Palazzo Ducale di Genova.
Chi era Sabine Weiss
Sabine Weiss nasce in Svizzera nel 1924. Nel 1942 decide di diventare fotografa perché è ciò che ama fare. È figlia di una madre che le fa visitare gallerie d’arte e chiese romaniche fin da piccola e di un padre chimico che ama vederla stampare le sue piccole foto con i mezzi disponibili all’epoca.
É apprendista dal 1942 al 1945 presso Boissonnas a Ginevra, casa di una dinastia di fotografi con 80 anni di storia alle spalle.
Si trasferisce poi in uno studio a Ginevra nel 1945, ma nel 1946 decide di lasciare la città della sua infanzia per vivere a Parigi. Sapeva che non poteva più tornare indietro. Chiede a Willy Maywald di diventare sua assistente. Nel 1949 incontra il pittore Hugh Weiss e capisce subito che avrebbe trascorso la sua vita con lui. Sabine Weiss interrompe la collaborazione con Maywald, periodo grazie al quale prende a padroneggiare il suo mestiere e inizia una lunga carriera. Sperimenta la moda, il fotogiornalismo, la pubblicità e tutto ciò che le viene chiesto di fare.
Nel tempo libero, le piace immortalare la profondità dell’uomo in tutta semplicità. Le sue fotografie commuovono Edward Steichen durante la preparazione della sua grande mostra La famiglia dell’uomo. Per questo motivo, domanda a Sabine di presentare tre delle sue immagini.
Ultimi anni
Ha smesso di fotografare nel 2011. Sebbene a quel punto avesse una fotocamera digitale e si meravigliasse della facilità con cui poteva immortalare scene di strada spontanee, ha scoperto con sgomento che i tempi erano cambiati: nonostante (o forse proprio a causa) dell’ubiquità delle macchine fotografiche, gli sconosciuti erano diffidenti nel lasciarsi fotografare.
Nel 2017 la Weiss ha donato il suo intero archivio, che comprende 200.000 negativi, molti dei quali mai visti pubblicamente, al Musée de l’Elysée di Losanna, in Svizzera.
La fotografia umanista francese
Negli anni ’50 inizia a farsi conoscere. Lavora per importanti riviste come Vogue, Esquire e Life. Tuttavia, rifiuta di essere chiamata “artista” e si considera una fotografa professionista, nonché artigiana. Parallelamente al lavoro in agenzia, percorre le strade di Parigi, catturando momenti di vita quotidiana, a volte insoliti, a volte teneri e sintomatici dell’atmosfera della capitale e della Francia del dopoguerra; è associata ai fotografi umanisti, in particolare Willy Ronis, Robert Doisneau, Brassaï e Izis. Robert Doisneau notò il suo lavoro e la portò all’agenzia Rapho nel 1953.
Ultima rappresentante della corrente della fotografia umanista francese, l’artista si guadagna da vivere come fotografa di moda e pubblicitaria, ma è per il suo lavoro personale in bianco e nero, poetico ed empatico, prodotto per strada, soprattutto a Parigi, che Sabine Weiss, è noto. Tuttavia, lo è meno di Robert Doisneau, Willy Ronis o altre figure della fotografia umanista, una corrente che si interessava alla condizione quotidiana di uomini e donne, guardandoli con uno sguardo empatico e benevolo.
L’Uomo che corre
La fotografia intitolata L’Uomo che corre é la sua opera più rappresentativa. Scattata nel 1953 a Parigi, mostra la sagoma di un uomo che corre per il boulevard. Difficile dire se stia andando via o ci venga incontro. Resta comunque impressa la cattura di una libertà rarefatta, tipica della fotografia di Sabine Weiss.